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La mia fuga da Kabul. Diario dei cinque giorni che mi hanno ridato la libertà

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Dove ha luogo la vicenda:

Afghanistan

Come viene declinato il tema dei diritti in costruzione?

È il 15 agosto 2021. Asmā è una giovane studentessa di 23 anni. Insieme a Wahid, l’allora fidanzato, devono partire alla volta dell’Italia per iniziare un master in un’università italiana. Quel giorno i talebani occupano la città e raggiungere l’aeroporto diventa impossibile. Per riacquistare la libertà, Asmā si mette in contatto con un professore che troverà in Italia: tutto dipende da questo contatto.  

Dirompenza: quanto e come impatta sugli immaginari? Che scenari e posizionamenti inediti apre al lettore/lettrice?

Le parole di Asmā risuonano insieme a quelle di migliaia di donne afghane, prigioniere di un sistema politico che continua a privarle di quei diritti lentamente conquistati dalla caduta del regime talebano. Poche settimane dopo gli eventi raccontati da Asmā, dal 20 settembre 2021, alle adolescenti viene infatti vietato di andare a scuola. Oltre a perdere progressivamente l’accesso all’istruzione e al lavoro, le donne ora affrontano crescenti minacce di violenza di genere e gravi restrizioni ai loro diritti alla libertà di movimento, libertà di riunione e di espressione, compreso la l’obbligo di indossare il burqa. 

Innovatività del linguaggio, dello sguardo e background delle autrici:

La mia fuga da Kabul è un diario di cinque giorni, un resoconto degli eventi dal 15 al 19 agosto 2021, giorno in cui un aereo militare porterà via Asmā e Wahid da Kabul. Il 15 agosto 2021 il paese ripiomba in un passato oscuro, riportandolo indietro di vent’anni. Il nuovo regime talebano priva di colpo le donne di quei diritti lentamente conquistati.  

Oscillando tra sconforto e speranza, all’interno della narrazione si inseriscono memorie di una storia personale e collettiva di un popolo desideroso di riscatto ed emancipazione. 

Temendo ritorsioni da parte dei talebani, il cognome dell’autrice non è rivelato a tutela della famiglia. 

Sinossi:

Il 15 agosto 2021 i talebani occupano Kabul. È una tragedia che coinvolge e fa vergognare tutto il mondo occidentale. Asmā ha 23 anni, è una ragazza di buona famiglia, suo padre è l’architetto che da anni progetta l’ammodernamento della capitale ed è stato amico di Massoud, il “Leone del Panjshir” fatto uccidere da Osama bin Laden due giorni prima dell’attentato alle Torri gemelle. Asmā è laureata in Scienze politiche, ha frequentato un master in Relazioni internazionali a Pechino e uno online di un’università romana. Per lei i talebani sono solo un racconto, dei genitori e di sua sorella maggiore, di anni lontani quando ancora lei doveva nascere. Da qualche mese è fidanzata con un ragazzo di Jalalabad, Wahid, ed entrambi sono in attesa di un visto per l’Italia dove dovrebbero frequentare un master. La mattina del 15 agosto escono insieme da casa. Sembra un giorno come gli altri: funzionano i mezzi pubblici, le scuole sono aperte, la gente va al lavoro. Nel pomeriggio però i talebani entrano nella capitale. Tutti i progetti della ragazza che sognava un futuro in Italia sembrano crollare come un castello di carte. Ma insieme al fidanzato decide di non arrendersi. Questo è il diario di cinque giorni vissuti pericolosamente, di azzardi che sembrano la trama di un film d’azione hollywoodiano. Tutto parte dall’e-mail del professore italiano con cui aveva studiato che le chiede, un po’ ingenuamente da una località di vacanza (è Ferragosto), se ha bisogno d’aiuto. Comincia così una fitta corrispondenza via e-mail e via WhatsApp, in cui gradualmente vengono coinvolti anche il ministero degli Esteri, della Difesa e degli Interni italiani. Per partire insieme i due ragazzi fanno benedire la loro unione da un imam, poi vengono guidati lungo il pericolosissimo percorso verso l’aeroporto di Kabul, dove metà della popolazione cittadina sta cercando di entrare. Giunti ai cancelli vengono più volte picchiati e respinti dai talebani. Seguono ore drammatiche, scandite minuto per minuto, dove tutto dipende da un telefonino, quasi totalmente scarico: Asmā non può perdere il contatto con gli italiani. Quando tutto sembra perduto, per i due ragazzi si apre la via verso la libertà. 

In breve: Una testimonianza lucida e dolorosa della ripresa del potere da parte dei talebani a Kabul. Il racconto di una donna che non ha perso la speranza e la voglia di lottare per i diritti e la libertà di tutte le donne. 

L’autrice:

Asmā nasce nel 1998 in Pakistan, dove la sua famiglia si è rifugiata dopo la prima presa di potere dei talebani. All’età di quattro anni rientra con i suoi in Afghanistan. Oggi vive con suo marito Wahid in una località protetta in Italia. I suoi famigliari sono ancora a Kabul [dal sito dell’Editore].

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